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Ieri una lunga e bella giornata di lavoro con il gruppo dirigente di PER Popolari Europeisti Riformatori. Cento persone venute da tutt’Italia, tanti amministratori, un’occasione per anche per conoscersi personalmente. Un primo incontro tra di noi, per definire il metodo di lavoro e fissare un’agenda di cose su cui lavorare.
Ascolto, proposte, partecipazione, concretezza saranno il nostro stile. Cucire piuttosto che litigare, mediare piuttosto che attaccare tutto e tutti. Moderati nel linguaggio, determinati nelle idee.
Intanto qui per chi volesse aderire all’associazione, qui per iscriversi al canale Whatsapp con cui terremo aggiornati sulle nostre attività.
Il primo appuntamento pubblico di un lungo giro che ci farà attraversare più volte tutta l’Italia a Treviso, il 18 novembre (qui per registrarsi).

Si è tornati a parlare di riforme costituzionali, ed è un fatto positivo perché le disfunzioni del nostro sistema istituzionale permangono tutt’oggi. La proposta del governo però non funziona. È un pasticcio, confido nel dialogo tra tutti per fare le cose e farle bene.
Ne ho parlato in questa intervista a Il Dubbio e qui sul Quotidiano Nazionale.

Abbiamo ricordato i vent’anni dall’attentato di Nassiriya nel quale hanno perso la vita 17 militari e 2 civili italiani. L’occasione per tributare un grande ringraziamento a tutto il nostro personale impegnato nelle missioni all’estero.

Questa settimana abbiamo ricordato in aula Luigi Berlinguer. Un innovatore che ha dedicato molta parte del suo percorso politico alle riforme nel mondo della scuola. Un politico che si è dimostrato attento al dialogo, coraggioso e appassionato, avviando un percorso di profondo cambiamento del sistema dell’istruzione in Italia di cui beneficiamo ancora oggi. Qui per rivedere il mio intervento alla Camera.

Su tutto però prevale l’orrore per quello che è accaduto e continua ad accadere. Oltre all’invasione dell’Ucraina ora in Israele. Troppo sangue, che non verrà dimenticato per molto tempo. Le vittime innocenti tra i civili sono inaccettabili da qualsiasi parte arrivino e agli orrori compiuti dai terroristi di Hamas c’è bisogno di rispondere come un Paese democratico, quale Israele è, deve fare: con equilibrio e attenzione alle decine di migliaia di civili che ancora sono restati a Gaza.