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Intervista a La Repubblica, 1 ottobre 2023, di Serenella Mattera

 

Rosato: “Lascio IV, Renzi Sbaglia. Non è così che si fa il Centro”

«Vado via», dice Ettore Rosato. Il deputato triestino, braccio destro di Matteo Renzi fin dai tempi del Pd, tessitore per lui di intese, organizzatore e presidente del suo partito, lascia Italia viva. Lo annuncia in questa intervista.

 

Dopo mesi di indiscrezioni smentite, dopo aver a lungo meditato e rinviato la decisione. E così lascia davvero il partito?

«Sì. Vado via e per motivi politici, non personali. Lo sa bene anche Matteo, che ho incontrato la scorsa settimana e poi di nuovo questa. Ci siamo parlati, ci siamo abbracciati, ma la distanza in questi mesi si era sempre più ampliata. Quando non ci si capisce più inutile proseguire».

 

Dica la verità: l’ha cacciata Renzi?

«È una mia decisione. Renzi se lo aspettava e in una conferenza stampa, a poche ore da un incontro tra noi già programmato, mi ha dichiarato già fuori. Non so perché l`abbia fatto, ma ormai è passato».

 

Dicono che abbandoni lv perché non ha più incarichi.

«A fine dicembre Renzi mi ha chiesto di dimettermi con un anno di anticipo dal ruolo di presidente, l’ho fatto immediatamente, in silenzio e con convinzione. Iv è nata intorno a Matteo Renzi ed è giusto che sia lui a guidarla anche formalmente. Certo, in un partito fatto così, il dissenso andrebbe custodito e non esiliato».

 

Da quando lei dissente?

«Dalla rottura del Terzo polo. Quella era la via per cambiare la politica italiana ed evitare di rassegnarsi al bipolarismo, creando massa critica al centro: gli elettori alle Politiche ci avevano creduto e premiato».

 

E poi?

«Renzi non ci ha creduto più. Ci sono stati errori da parte di tutti, certo. Ma io guardo alle responsabilità di Matteo e nostre».

 

Il Terzo polo è fallito per l’incompatibilità caratteriale dei leader Renzi e Calenda. Non è così?

«Può darsi. La sera prima dell’ultimo incontro, in una riunione con gli altri colleghi di Iv, gli ho chiesto di non mandare una delegazione di otto di noi a discutere con Azione, ma di assumersi lui la responsabilità di trovare un’intesa con Calenda. Non ha voluto. Per me un grave errore».

 

Sapeva che avreste fallito?

«Io sì, e anche lui ma è inutile tornare sul passato».

 

Insomma, la vostra rottura risale a quella sera.

«Da quel momento il rapporto politico tra dì noi si è molto raffreddato. E non riesco più a condividere la sua prospettiva».

 

Qual è la prospettiva di Renzi?

«Ho assistito ad una conferenza stampa in cui da solo ha lanciato il Centro. Il contrario di quello che si dovrebbe fare se si vuole costruire uno spazio ampio e partecipato. E poi stare al centro non è bacchettare tutti a destra e a sinistra continuamente, ma provare a cucire e a trovare soluzioni di mediazione. È la cultura dei cattolici popolari che lo insegna».

 

Renzi non vuole comprimari?

«Forza Italia e i riformisti Pd possono essere nostri naturali alleati. Chi li considera solo partiti da cercare di svuotare con continui attacchi, si rassegna al bipolarismo di fatto».

 

Ha pensato di entrare in FI?

«È stato detto e l’ho smentito. Apprezzo davvero il lavoro di Tajani, ma intendo restare all’opposizione e nelle file del Terzo polo».

 

Ma il Terzo polo non c’è più.

«C’è il gruppo parlamentare».

 

Va da Calenda, entra in Azione?

«Non mi iscrivo ad Azione, continuo l’esperienza del nostro gruppo, lavorando per portare a termine l’impegno elettorale. Naturalmente mi confronterò con Calenda e con Bonetti, come durante il tempo della federazione. In Azione ci sono tante persone con cui ho ottimi rapporti: Gelmini, Carfagna, Costa, Richetti».

 

Altri usciranno da Iv?

«Non sono impegnato in campagne acquisti ma tanti amici mi hanno scritto in questi giorni. Faranno le loro scelte».

 

Alle Europee lv e Azione rischiano di restare sotto la soglia del 4%.

«Restando insieme avremmo allargato ad altri e ottenuto un ruolo determinante in Ue, altro che 4%».

 

Secondo Calenda, lei e Bonetti siete stati messi ai margini da Renzi perché avete tentato il dialogo con lui. Non le pare impossibile ricucire?

«In politica si deve sempre provare a cucire, ma prima bisognerebbe rimettere a posto almeno un po` i rapporti personali. E riconquistare credibilità. A me certo, questo addio costa grande fatica, forse ho il cuore troppo tenero per fare politica. Ma penso con gratitudine a questi 4 anni, ai tanti militanti e ai colleghi, amici, con cui abbiamo fatto cose importanti e faticose».

 

Intanto la convivenza continua in Parlamento: Renzi vuole dialogare con Meloni sul premierato, Calenda no. Rosato, firmatario della legge elettorale oggi in vigore, cosa farà?

«Sostengo la necessità di un governo forte, che però non metta in discussione i poteri del presidente della Repubblica. E ridia spazio al Parlamento superando il bicameralismo, l’unico modo per non creare pericolose distorsioni nelle istituzioni. Superare il bicameralismo è stato punto centrale della nostra riforma, per me resta tale».

 

Sul salario minimo, ha sbagliato il leader di lv a non sedersi al tavolo?
«Un chiaro esempio di quello che dicevo prima. Chi sta al centro prova a cucire, a mediare, a scrivere soluzioni. I redditi bassi sono un problema gigantesco, dobbiamo una risposta a milioni di italiani, non basta un tweet».