È iniziato il nuovo settennato di Sergio Mattarella. Un discorso, quello di insediamento, che ha decritto alla perfezione le urgenze del Paese e delineato in modo puntuale un programma di ricostruzione post pandemia. Con parole quasi inusuali sulla giustizia, a testimonianza della pressante necessità di una riforma dei processi e del sistema di autogoverno della Magistratura
Sono sempre più convinto che la grande dicotomia del nostro tempo è e sarà quella tra populismo e riformismo. Tra chi sventola slogan e chi lavora concretamente.
È accaduto su molti temi anche in Parlamento, in queste settimane sta emergendo con forza sulla questione energetica. Non ci si può indignare per il caro bollette se poi si è contrari anche solo ad aprire una riflessione sulle diverse fonti di approvvigionamento del nostro Paese. Se si dice No al nucleare di ultima generazione, No all’utilizzo del gas naturale fino ad arrivare al No anche alla costruzione di nuovi impianti solari ed eolici, come accaduto nel Lazio.
Populismo o riformismo. Anche il Pd deve scegliere quale strada prendere, se continuare ad inseguire Giuseppe Conte o far propria l’agenda Draghi.
Ci aspetta un anno di lavoro preziosissimo: le riforme contenute nel PNRR senza le quali non potremo accedere ai finanziamenti straordinari dell’Europa, le scelte fiscali per consolidare la crescita economica, gli sviluppi di politica estera nel rapporto con la Russia.
Bene che in questa fase a rappresentare e guidare l’Italia sia Mario Draghi, ed è necessario che la politica non faccia mancare il proprio sostegno all’azione di governo.
Lo dico soprattutto ai 5 Stelle, impegnati in una guerra senza esclusione di colpi tra Di Maio e Conte. Non facciano pesare i loro personalismi e le vendette reciproche sul Paese.
Una bellissima intervista ieri di Fabio Fazio a Papa Francesco. Una pagina che farà la storia della Tv pubblica.