Iniziano le votazioni che porteranno all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
In un quadro politico frammentato, non da oggi (basta ricordare le difficoltà di inizio legislatura), è chiaro a tutti che dovremo attendere dal quarto scrutinio in poi – quando il quorum necessario scenderà a 505 – per avere il nome del successore di Mattarella.
L’elezione del Quirinale fa storia a sé. Se non si è attenti si rischia di fallire come la storia recente del nostro Paese ci dimostra.
La mia esperienza mi suggerisce che il nome verrà fuori al momento giusto a ridosso del voto decisivo. Chi invece parla dei candidati nei salotti televisivi anziché ai tavoli politici non aiuta a trovare una intesa.
Il profilo giusto rimane quello indicato nei giorni scorsi: autorevole, che raccolga un ampio consenso, filo atlantista e convintamente europeista. Sembrano banalità, in realtà all’inizio di questa legislatura l’Italia sembrava destinata ad assumere un posizionamento completamente diverso.
Una deriva alla quale abbiamo orgogliosamente posto fine, come abbiamo orgogliosamente ottenuto un cambio di passo sulla giustizia: dal giustizialismo con Bonafede, alla Costituzione con Marta Cartabia.
E dire che proprio qualche giorno fa, il padre del giustizialismo 5 Stelle ha dovuto fare i conti con una inchiesta che lo riguarda.
Qualche piccola riflessione sulle sfide e le emergenze che stiamo attraversando:
– con il virus si può convivere grazie a vaccini, green pass e protocolli di sicurezza. Lo dimostra la scuola, chi a dicembre ne invocava la chiusura deve oggi ricredersi: il 93% delle classi è in presenza, l’88% degli studenti è sui banchi di scuola
– sulla transizione energetica bisogna smetterla con le ipocrisie e la demagogia. Non si può dire no a tutto: dal nucleare di ultima generazione alle trivellazioni, perfino ai nuovi impianti fotovoltaici ed eolici. Ne ho parlato alla trasmissione di Radio Leopolda, qui se vuoi riascoltarla