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È trascorso un anno da quando con le dimissioni di Elena Bonetti, Teresa Bellanova, Ivan Scalfarotto abbiamo riaffermato il primato della politica.
Ricordo quelle settimane difficili, nelle quali in molti consideravano la nostra una scelta irresponsabile, mentre irresponsabili erano quelli che facevano finta di nulla di fronte ad un governo, e soprattutto un premier, non all’altezza di questa emergenza.
Il senso di quell’operazione ha un nome, quello di Mario Draghi. Oggi la sua maggioranza è una delle più ampie della storia recente del nostro Paese, ma un anno fa eravamo in pochi ad avere il coraggio di chiedere un cambio nella gestione della pandemia, dell’economia, della giustizia…
Una nuova stagione che ha coinvolto al governo anche partiti di centrodestra. E non oso immaginare cosa sarebbe accaduto nelle piazze no green pass o nel rapporto con le regioni con un Paese diviso a metà.
Ne ho parlato nella prima puntata del podcast “Da Trieste in giù”, la mia rubrica settimanale di Radio Leopolda in onda tutti i venerdì.

Con Conte lontano da Palazzo Chigi, anche il populismo si sta sgonfiando. Il voto di domenica nel collegio di Roma 1 (Italia Viva da sola ha preso il 13%) dimostra che un’area riformista e moderata che non si riconosce in nessun estremismo esiste e ha bisogno di essere rappresentato. Un elettorato che non si riconosce nei populismi di destra o di sinistra, un voto che mostra una strada in cui la parola moderato indichi i toni, non i contenuti, e che sappia parlare alla testa e al cuore delle persone, non solo alimentare le loro paure.

Manca una settimana al primo voto per il Quirinale. Qualche considerazione:
Berlusconi non ha i numeri per essere eletto. Noi siamo disponibili a sostenere un candidato proposto dal centrodestra ma non può certo essere lui; serve un profilo che unisca il Paese e il Parlamento, non che lo divida
– non credo si possa chiedere a Mattarella il sacrificio di accettare un nuovo mandato (il perché l’ho detto in una intervista al Dubbio)
– i 5 Stelle saranno una grande incognita. In pochi giorni Conte è stato “smentito” dai suoi stessi parlamentari, a dimostrazione che lui non ha alcun controllo dei gruppi parlamentari

Un pensiero a David Sassoli che ci ha lasciato nei giorni scorsi.
Un europeista vero, una persona gentile che faceva politica con passione e grandi valori. Lo dimostrano le tante belle parole di apprezzamento che gli hanno riservato non solo chi militava con lui o chi condivideva molte delle sue posizioni, ma anche chi era politicamente più distante.